Il Film

Il film è stato distribuito nelle sale cinematografiche il 23 dicembre 1982 in una versione ridotta. La versione integrale è stata trasmessa per la prima volta in Rai nel 1983 in due puntate e comprende un’ampia sequenza finale ambientata durante la guerra di conquista Libica, a cui il protagonista stesso partecipa. La variante cinematografica ha tuttavia avuto più ampia circolazione e risulta dunque assai più nota di quella originale senza tagli. La regia è di Sergio Corbucci, il quale aveva già diretto Enrico Montesano in Tre tigri contro tre tigri (1977) e lo dirigerà di nuovo in Sing sing (1983). La colonna sonora è di Armando Trovajoli e parte delle musiche – la canzone ‘Nsai che pacchia, il blak bottom e il tema lento al ballo dal Ciriola-   sono ora confluite nella commedia musicale.

Crediti:
Soggetto e sceneggiatura: S. Corbucci, S.Donati, M. Franciosa, L.Vincenzoni
Regia: S. Corbucci
Musiche: Armando Trovajoli
Scenografie: M. Dentici
Costumi: C. Gonsales
Fotografia: L. Kuveiller
Montaggio: R. Mastroianni
Aiuto regia: M. Girosi
Direttore di Produzione: G. Auriemma
Produttori: C. Valerio, L. De Feo per la D.A.C. s.r.l. con la partecipazione di RAI Radio Televisione Italiana Rete 2 Tv e della Adige Film 76 s.r.l.

Trailer

Location

Il palazzo del Principe Terenzi è situato in piazza Capizucchi (gli interni sono del Palazzo Pecci Blunt) a pochi passi dall’Aracoeli e da piazza Margana (abitazione del Pomata in Febbre da Cavallo), dove è si trovano anche la bottega del falegname di Mastro Alvaro Puricelli e l’arcata (ormai chiusa da cancelli) dove è girata l’ultima sequenza del film.

L’entrata del Circolo Araldico dei nobili è situato a Via dei Delfini sempre nei pressi di Piazza Capizucchi, mentre gli interni sono stati girati in una location cinematografica molto sfruttata: la Villa dell’Olgiata

La casa di Fernanda è a Via della pace dove si scorge il Chiostro del Bramante

giano-san-giorgioLa scena dove Checco e Fernanda sostano in carrozza mentre vanno alla festa è davanti all’arco di Giano e alla chiesa di San Giorgio al Velabro

La festa dal Ciriola è girata all’Isola Tiberina

Gli interni della casa dei Duchi Savelli sono quelli di Villa Giovannelli sull’Aurelia

Circo-MassimoIl Circo di Istambul è situato al Circo Massimo

Mercati-TraianeiLa passeggiata notturna di Checco e il Principe è ambientata ai Mercati Traianei.

Palazzo BarberiniLa sala dove avviene l’investitura di Conte da parte del Re Vittorio Emanuele III si trova a Palazzo Barberini, precisamente nei luoghi delle Forze Armate. Questa sala è stata utilizzata in un altro film di Enrico, Qua la mano, come dimora del Papa.

Santa-Maria-AnimaL’orologio che Checco sposta in avanti, per potersi incontrare con Fernanda senza perdere il duello, è un elemento di finzione scenografica collocato sul campanile di Santa Maria dell’Anima.

Tenuta-Boncompagni-LudovisiIl luogo della morte di Mastro Alvaro Puricelli e del Principe Terenzi è all’interno della Tenuta Boncompagni Ludovisi.

carcere-mamertino e SS Martina e LucaLa chiesa del matrimonio di Checco e la duchessina è quella di SS. Luca e Martina davanti al Carcere Mamertino, mentre gli interni sono quelli di S. Alessio all’Aventino.

grotta delle fate
La scena ambientata durante la guerra di Libia è stata girata all’interno delle “grotte delle fate” situate nella località di Montecucco nei pressi della Via Portuense.

Il Conte Tacchia nella Storia

Palazzo Bennicelli Spada

Il Conte Tacchia, denominato nel film e nella commedia musicale Francesco Puricelli, si chiamava in realtà Adriano Bennicelli e visse nella Roma post risorgimentale tra il 1860 e il 1925. Tipico rappresentante del generone romano per le sue origini di mercante di legname, ereditò il titolo di Conte che era stato conferito al padre da Papa Pio IX, cliente dell’opificio di famiglia. Nel film e nella commedia sono confluiti degli elementi folcloristici che la tradizione assegna al personaggio: il gusto per l’eleganza nel vestire, l’arroganza tipicamente popolana nei modi che lo induceva a rispondere in maniera colorita alle provocazioni dei romani quando lo appellavano con il soprannome derisorio di Conte Tacchia. La tacchia infatti a Roma indica la zeppa utilizzata dai falegnami, quindi simbolo delle sue origini di artigiano.

Le cronache del tempo narrano i suoi continui contrasti con i pizzardoni (i vigili urbani dell’epoca) e risse con gli altri vetturini, a causa della sua spericolatezza nella guida del carrozzella. Il desiderio di notorietà lo spinse a proporre senza successo la sua candidatura politica. In occasione dell’ingresso in guerra dell’Italia durante il primo conflitto mondiale, Bennicelli offrì i suoi amati cavalli al reparto di artiglieria, animato da spirito patriottico. Di conseguenza risulta di pura invenzione l’episodio conclusivo del film, che lo vede arruolato nella guerra di Libia del 1911.

Il reale palazzo del Conte Tacchia, precedentemente di proprietà della famiglia Spada, è situato nella borrominiana Piazza dell’Orologio nel centro di Roma. La sua indole beffarda ha ispirato il testo di una canzone a lui dedicata, durante il Festival di San Giovanni del 1905, in cui si narra che al nomignolo di Conte Tacchia era solito rispondere “co’ ‘na pernacchia”. L’aneddoto è citato nella nota canzone ‘Nsai che pacchia di Armando Trovajoli, scritta da Sergio Corbucci per i titoli di coda del film.